Lo stress genitoriale è un tipo specifico di stress derivante dalla condizione di essere genitore. Accade quando si verifica uno squilibrio tra le richieste legate al ruolo genitoriale e l’accesso alle risorse disponibili per poter soddisfare tali richieste.

Vari studi scientifici dimostrano che un’esposizione prolungata a uno stress genitoriale eccessivo può portare al burnout genitoriale definibile come “uno stato di intenso esaurimento legato al proprio ruolo genitoriale, in cui si diventa emotivamente distaccati dai propri figli e si dubita della propria capacità di essere un buon genitore”.

Sul piano biologico, il burnout genitoriale provoca una forte disregolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene vale a dire quel sistema che si attiva in risposta allo stress e determina disturbi somatici e disturbi del sonno. Le testimonianze dei genitori in burnout sulla loro scarsa qualità del sonno sono perfettamente congruenti con gli studi condotti nel campo del burnout lavorativo.

Vari studi hanno dimostrato come non ci sia correlazione tra burn out genitoriale e basso status socio-economico ma come questo tema sia trasversale ai diversi strati sociali.

Vi è invece un’elevata correlazione tra burnout e comportamenti maltrattanti e trascuranti. Nel corso di una ricerca alcune madri con burnout genitoriale grave hanno riferito comportamenti inappropriati come, ad esempio, dormire sul divano lasciando un bambino di tre anni senza sorveglianza oppure atti di violenza verbale come insulti ed urla. Nessuna di loro ha dichiarato di condividere l’utilità di adottare punizioni severe e tutte hanno riferito di sentirsi estremamente in colpa dopo questi episodi.

I genitori che vivono questa condizione mettono in atto alcuni tipici comportamenti e hanno particolari attitudini:

  • Mostrano limitato coinvolgimento nella genitorialità e nella relazione con i figli;
  • Fanno il minimo indispensabile per i figli;
  • Limitano le interazioni ai bisogni e sono meno aperti a cogliere gli aspetti emotivi;
  • Non si riconoscono più come i genitori che erano e volevano essere;
  • Sperimentano un senso di inefficacia del ruolo genitoriale;
  • Sentono di non riuscire a gestire i problemi in modo calmo o efficace.

I ricercatori sono pervenuti anche a dei risultati parzialmente controintuitivi poiché hanno scoperto che i genitori sono maggiormente più a rischio quando sono consapevoli dell’importanza e del significato del loro ruolo e manifestano elevate aspettative sulle loro capacità di essere dei buoni genitori.

In particolare presentano un profilo di rischio maggiormente elevato coloro che:

  • Aspirano ad essere genitori perfetti;
  • Hanno carente capacità di gestione delle emozioni e dello stress;
  • Mancano di supporto emotivo o pratico da parte dei co-genitori o dalla rete sociale più in generale come familiari;
  • Ricorrono in misura minore ai supporti sociali come, ad esempio, agli asili nido;
  • Hanno pratiche di educazione dei figli inadeguate ed incoerenti;
  • Hanno figli con bisogni speciali che interferiscono con gli impegni legati alla vita familiare e lavorativa;
  • Lavorano part-time o sono genitori casalinghi;
  • Hanno una vita familiare mal organizzata. Ad esempio, mancanza di routine o di ordine, mancanza di tempo per attività di svago che permettano ai genitori di prendersi una pausa.

Per curare e prevenire il burnout genitoriale è necessario innanzitutto attivare una comunicazione sul tema finalizzata ad una sua comprensione. Le campagne di sensibilizzazione rivolte ai genitori ma anche ai professionisti per l’infanzia consentirebbero ai genitori di chiedere aiuto precocemente, riducendo così il rischio o la frequenza di conseguenze negative. Non esistono infatti risposte scontate o preconfezionate poiché occorre tenere conto della complessità del sistema familiare analizzando il processo interattivo tra figli e genitori che, essendo interdipendenti, si influenzano in maniera reciproca.

La maggior parte dei genitori presenta sia un profilo di rischio sia una serie di risorse che, debitamente riconosciute e valorizzate, si configurano come fattori protettivi che contribuiscono a ridurre in modo significativo lo stress:

  • L’autocompassione;
  • L’intelligenza emotiva;
  • Le buone pratiche di educazione dei figli;
  • La capacità di rigenerarsi nel tempo libero;
  • Rapporti positivi con i propri genitori e il sostegno emotivo.

 

 

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