A cura di ASST Nord Milano
I primi tre anni di vita sono un tempo prezioso e delicato, fatto di scoperte, bisogni e grandi cambiamenti. In questa fase, la routine quotidiana gioca un ruolo fondamentale per aiutare i bambini a sentirsi sicuri e accompagnati nella crescita. In questo articolo abbiamo raccolto alcune domande frequenti che i genitori si pongono: dallo svezzamento alla gestione del rientro al lavoro, dal ruolo delle emozioni alla costruzione di una routine efficace e flessibile. Piccole risposte per grandi domande quotidiane, pensate per sostenere ogni famiglia con consapevolezza e ascolto.
QUANDO POSSO INIZIARE LO SVEZZAMENTO?
Lo svezzamento è un processo che richiede tempo, ogni bimbo è diverso e in base ai segnali che ci mostra possiamo capire se effettivamente è pronto all’introduzione di cibi solidi. In particolare, dobbiamo osservare:
- che abbia compiuto i 6 mesi
- che stia seduto da solo
- che mostri interesse al cibo
- che abbia perso il riflesso di estrusione della lingua
ALLATTAMENTO E RIENTRO DAL LAVORO, COME PROCEDERE?
Per questo è importante valutare una consulenza con un’ostetrica per capire quali sono le esigenze specifiche di ogni mamma così da regolarsi con la produzione di latte. Dobbiamo sempre ricordarci che il seno è in grado di autoregolarsi e calibrarsi in base alle esigenze del neonato e a quanto viene stimolato. In generale può essere utile prepararsi qualche settimana prima, può essere utile un tiralatte ma non è indispensabile.
LE EMOZIONI NEI BAMBINI NELLA FASCIA 0-3 ANNI
Nei primi anni di vita, il cervello del bambino è ancora immaturo: prevale il cervello “inferiore”, legato alle emozioni, che spesso si traducono in azioni immediate, senza mediazione del pensiero. In questa fase, il genitore svolge un ruolo fondamentale nell’aiutare il bambino a riconoscere e gestire ciò che sente, sintonizzandosi con lui e offrendo un contenimento emotivo.
La routine, il contatto e la presenza offrono al bambino sicurezza, supportando lo sviluppo cerebrale ed emotivo. Fin dalla nascita, i bambini sono dotati di emozioni di base – gioia, rabbia, tristezza, paura, sorpresa, disgusto – che si attivano di fronte a stimoli interni o esterni. Il pianto, ad esempio, è il principale canale espressivo nei primi mesi.
Il genitore può sostenere il bambino attraverso l’alfabetizzazione emotiva: dare un nome a ciò che prova, anche prima che sappia parlare, è un primo passo verso lo sviluppo dell’intelligenza emotiva. Nominare le emozioni e accoglierle, senza giudicarle, aiuta il bambino a riconoscerle come legittime e comuni, riducendo vissuti di confusione o paura.
È importante anche proporre modalità funzionali per gestire le emozioni, mostrando comportamenti socialmente accettabili: ad esempio, la rabbia non è sbagliata, ma va indirizzata in azioni costruttive. L’adulto, attraverso la sua disponibilità emotiva, può offrire esempi concreti e coerenti, anche nei momenti difficili. Il contatto fisico, il tono della voce e la semplice presenza sono strumenti preziosi per calmare, regolare e contenere.
Ogni bambino è diverso: alcuni cercheranno un abbraccio, altri preferiranno restare vicini ma non toccati. Imparare a leggere questi segnali è parte del percorso.
In sintesi, per favorire la competenza emotiva è utile:
- entrare in sintonia con il vissuto del bambino (rispecchiamento);
- nominare e descrivere le emozioni in modo semplice e coerente;
- convalidare ciò che il bambino prova (senza giustificare comportamenti disfunzionali);
- esserci, con autenticità e presenza.
PERCHÈ LA ROUTINE È COSÌ IMPORTANTE NELLO SVILUPPO DEI BAMBINI DA 0 A 2 ANNI?
Dal punto di vista pedagogico, la routine può essere definita come:
un’abitudine acquisita lentamente attraverso la pratica e l’esperienza
Nella crescita e nello sviluppo dei bambini, essa fornisce loro un senso di sicurezza, prevedibilità e stabilità. Nei primi anni di vita, i bambini non hanno ancora una comprensione completa del tempo, ma attraverso le routine quotidiane (come il pasto, il sonnellino, il gioco e il bagnetto) imparano a orientarsi nel tempo, nello spazio e a costruire un senso di ordine. Ciò significa che una routine può aiutare il bambino a sentirsi sicuro, tranquillo e a capire cosa succede durante la giornata.
Quando le giornate si somigliano (ad esempio: mangiare, dormire e giocare sempre più o meno agli stessi orari), il bambino si sente più sereno e impara piano piano a conoscere il mondo intorno a lui. Il susseguirsi di alcune azioni aiuta il bambino a capire cosa succederà dopo, anticipa e gli permette di comprendere di più quello che avverrà. Ad esempio, sé tutte le sere prima della nanna, il bambino è abituato a fare il bagnetto oppure ad ascoltare una storia o una ninna nanna, sa che questo momento anticipa ciò che verrà dopo, ovvero la nanna, diminuendo così la sensazione di disorientamento.
La routine aiuta a creare un passaggio graduale da un momento all’altro della giornata. Infatti, una buona routine non è quella che rispetta rigidamente orari e tempi, ma più che altro è importante mantenere sempre la stessa successione di gesti e attività. Con il tempo, questa regolarità favorisce lo sviluppo dell’autonomia e crea un ambiente emotivamente rassicurante.
COME POSSO CREARE UNA ROUTINE PER MIO FIGLIO?
È importante considerare la routine non come rigida o imposta, ma come una guida flessibile che tenga conto dei bisogni del singolo bambino. Il genitore può osservare con attenzione i segnali del bambino (ad esempio di fame, stanchezza o desiderio di contatto) e modellare la routine in modo coerente, ma adattabile. Si tratta di provare a creare una giornata che segua sempre lo stesso ritmo, ma senza essere troppo severi con gli orari.
La routine deve aiutare e agevolare, senza creare ulteriore fatica o disagio.
Da dove si parte? Dall’osservazione del bambino: quando è più energico, quando, al contrario, è più stanco. Si può notare come reagisce alle diverse transizioni, in quale momento della giornata è più in difficoltà; provare a capire anche cosa lo agita e cosa lo tranquillizza. Ad esempio, se prima della pappa si nota che il bambino è molto stanco e nervoso, si può proporre qualcosa che gli piace particolarmente e lo rilassa, prediligendo magari giochi tranquilli come l’utilizzo di giochi sonori o tattili.
È fondamentale partire dai bisogni primari. È importante considerare anche che le routine nel tempo potrebbero subire cambiamenti in base alla crescita del bambino e ai suoi bisogni. Esse richiedono di mettersi in gioco e in ascolto rispetto ai bisogni del bambino, ma anche di chi si prende cura di lui; può capitare che ciò che ha funzionato per diverso tempo, potrebbe non essere più efficace, perché le necessità del nucleo familiare sono cambiate, e, questo richiede di adattare differenti routine alle nuove esigenze della famiglia.
*Foto di Vladimir Liman da Pixabay
A cura di Terre des Hommes
Intervista a Liviana Rinaldi, psicologa, e Daniela Moles, pedagogista, esperte nella formazione per nidi e scuole dell’infanzia.
All’interno del progetto Nidoinsieme 0-6, per sostenere la qualità educativa nei servizi per la prima infanzia, è stato avviato un percorso formativo rivolto a educatori, operatori e coordinatori pedagogici. L’obiettivo è rafforzare le competenze professionali, favorire il lavoro di gruppo e stimolare la riflessione sui principali nodi pedagogici contemporanei, come la relazione con le famiglie e l’impatto del digitale nei contesti educativi. Abbiamo intervistato Liviana Rinaldi e Daniela Moles, professioniste coinvolte nella conduzione dei corsi, per approfondire le caratteristiche dell’intervento e i riscontri ricevuti sul campo.
Qual è il vostro percorso professionale e come collaborate oggi con Terre des Hommes?
Liviana Rinaldi – Sono psicologa e mi occupo da oltre vent’anni di formazione e progettazione sociale, con un’attenzione particolare alle persone fragili. Ho svolto anche il ruolo di psicologa scolastica, supportando alunni, genitori e personale educativo.
Daniela Moles – Io sono pedagogista e ho lavorato per anni nei servizi di tutela minori. Questo mi ha permesso di entrare in contatto diretto con famiglie vulnerabili e con il sistema scolastico, sviluppando un approccio multidisciplinare alla formazione.
A chi si rivolge il percorso formativo promosso da Terre des Hommes?
Liviana – La formazione è destinata a educatori e operatori di nidi e scuole dell’infanzia. Abbiamo coinvolto x istituti situati in diverse zone dell’area Metropolitana di Milano e ogni istituto coinvolto ha potuto scegliere tra 12 moduli tematici, che sono stati elaborati nella precedente progettualità di NidoInsieme, in base ai bisogni emersi attraverso un’analisi condivisa con i coordinatori. Il nostro compito è stato quello di guidare questa scelta e condurre la formazione.
Quali differenze avete riscontrato nei profili dei coordinatori coinvolti?
Daniela – Abbiamo incontrato sia coordinatori con un background educativo, sia figure imprenditoriali che gestiscono micro-nidi con approccio manageriale. Entrambi i profili si sono mostrati sensibili alla qualità formativa, anche se con priorità differenti: i primi focalizzati sul benessere del gruppo e sul rafforzamento delle competenze educative, i secondi più attenti all’efficienza organizzativa.
Liviana – I coordinatori con esperienza aziendale tendono a strutturare i servizi con logiche gestionali precise, che però possono beneficiare molto di un intervento formativo mirato al lavoro di squadra e alla relazione educativa.
Qual è stata la risposta degli educatori ai percorsi?
Daniela – Ottima. I partecipanti hanno mostrato motivazione e disponibilità a mettersi in gioco. Il gruppo era eterogeneo: da giovani alle prime esperienze a professionisti con decenni di attività. Le metodologie interattive che usiamo – come role-play e attivazioni ludiche – hanno favorito la partecipazione attiva.
In cosa consistono queste metodologie?
Liviana – Partiamo sempre da attivazioni “leggere” ma mirate, che aiutano a creare fiducia nel gruppo e stimolano la riflessione personale. Crediamo che la formazione debba coinvolgere il partecipante anche a livello emotivo, perché sia davvero trasformativa.
Daniela – Non usiamo slide o lezioni frontali. Preferiamo un approccio esperienziale, con restituzioni scritte alla fine del percorso. I gruppi più numerosi – fino a 22 partecipanti – hanno offerto uno scambio ricchissimo, mentre quelli più piccoli sono stati comunque efficaci, ma con meno stimoli.
Quali temi sono risultati più richiesti?
Liviana – Due soprattutto: il rapporto tra digitale e prima infanzia e la comunicazione scuola-famiglia. Quest’ultima si intreccia anche con la comunicazione interna tra operatori. Si tratta di ambiti chiave per costruire un contesto educativo coeso e capace di rispondere alle sfide attuali.
Nel 2024 è entrata in vigore una nuova norma regionale sull’iscrizione all’Albo delle figure educative. Ha avuto un impatto?
Daniela – Sì, la prospettiva dell’albo ha spinto molte realtà ad aggiornare le competenze del personale. Ora è richiesto un titolo universitario specifico (Scienze dell’Educazione), e questo ha contribuito a dare più valore alla formazione.
Un’ultima domanda: siete soddisfatte dei contenuti dei moduli formativi proposti?
Liviana – Assolutamente. Riteniamo siano molto efficaci. Le due tematiche più scelte sono di grande attualità e rispondono a bisogni concreti. E il coinvolgimento riscontrato nei corsi ci conferma che la direzione è quella giusta.
Per chi desidera approfondire i temi legati alla crescita, all’educazione e al benessere dei bambini nei primi sei anni di vita, le pagine di questo sito offrono numerosi contenuti informativi, strumenti utili per genitori e operatori e una mappa aggiornata dei servizi per l’infanzia presenti sul territorio. Uno spazio pensato per sostenere, condividere buone pratiche e costruire insieme una comunità educativa attenta e competente.
In mancanza di nonni, o baby-sitter a cui affidare il proprio figlio, o figlia, difficilmente i neogenitori riescono a frequentare il cinema. CinemAgattoni, grazie alla collaborazione dell’Auditorium Anna Marchesini di Settimo Milanese, propone a mamme e papà proiezioni di film presenti nelle sale, in un setting allestito anche per le esigenze dei più piccoli.
Mentre i genitori sono seduti e si godno il film sono a disposizione dei bambini spazi morbidi dove riposare o giocare; il volume del film è modulato e la luce in sala è soffusa proprio per creare un ambiene adatto alle loro esigenze.
Inoltre ad ogni proiezione sono presenti gli operatori e le operatrici di Cooperativa COMIN e dello Spazio TerraLuna che sono a disposizione delle mamme e dei papà.
CinemAgattoni è un’azione realizzata da Cooperativa COMIN, all’interno di NidoInsieme0-6.
Nido Insieme 0-6 è un progetto di ATS Città Metropolitana di Milano, finanziato da Regione Lombardia e implementato da Comune di Milano, Terre des Hommes, ASST Nord Milano e Generazione Impatto insieme a una rete di 17 partner operativi che vantano una pluriennale esperienza nell’educazione e promozione del benessere dei più piccoli.
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