Formare chi educa, la proposta di Terre des Hommes per i servizi all’infanzia

Formare chi educa, la proposta di Terre des Hommes per i servizi all’infanzia

A cura di Terre des Hommes

Intervista a Liviana Rinaldi, psicologa, e Daniela Moles, pedagogista, esperte nella formazione per nidi e scuole dell’infanzia.

All’interno del progetto Nidoinsieme 0-6, per sostenere la qualità educativa nei servizi per la prima infanzia, è stato avviato un percorso formativo rivolto a educatori, operatori e coordinatori pedagogici. L’obiettivo è rafforzare le competenze professionali, favorire il lavoro di gruppo e stimolare la riflessione sui principali nodi pedagogici contemporanei, come la relazione con le famiglie e l’impatto del digitale nei contesti educativi. Abbiamo intervistato Liviana Rinaldi e Daniela Moles, professioniste coinvolte nella conduzione dei corsi, per approfondire le caratteristiche dell’intervento e i riscontri ricevuti sul campo.

Qual è il vostro percorso professionale e come collaborate oggi con Terre des Hommes?

Liviana Rinaldi – Sono psicologa e mi occupo da oltre vent’anni di formazione e progettazione sociale, con un’attenzione particolare alle persone fragili. Ho svolto anche il ruolo di psicologa scolastica, supportando alunni, genitori e personale educativo.

Daniela Moles – Io sono pedagogista e ho lavorato per anni nei servizi di tutela minori. Questo mi ha permesso di entrare in contatto diretto con famiglie vulnerabili e con il sistema scolastico, sviluppando un approccio multidisciplinare alla formazione.

A chi si rivolge il percorso formativo promosso da Terre des Hommes?

Liviana – La formazione è destinata a educatori e operatori di nidi e scuole dell’infanzia. Abbiamo coinvolto x istituti situati in diverse zone dell’area Metropolitana di Milano e ogni istituto coinvolto ha potuto scegliere tra 12 moduli tematici, che sono stati elaborati nella precedente progettualità di NidoInsieme, in base ai bisogni emersi attraverso un’analisi condivisa con i coordinatori. Il nostro compito è stato quello di guidare questa scelta e condurre la formazione.

Quali differenze avete riscontrato nei profili dei coordinatori coinvolti?

Daniela – Abbiamo incontrato sia coordinatori con un background educativo, sia figure imprenditoriali che gestiscono micro-nidi con approccio manageriale. Entrambi i profili si sono mostrati sensibili alla qualità formativa, anche se con priorità differenti: i primi focalizzati sul benessere del gruppo e sul rafforzamento delle competenze educative, i secondi più attenti all’efficienza organizzativa.

Liviana – I coordinatori con esperienza aziendale tendono a strutturare i servizi con logiche gestionali precise, che però possono beneficiare molto di un intervento formativo mirato al lavoro di squadra e alla relazione educativa.

Qual è stata la risposta degli educatori ai percorsi?

Daniela – Ottima. I partecipanti hanno mostrato motivazione e disponibilità a mettersi in gioco. Il gruppo era eterogeneo: da giovani alle prime esperienze a professionisti con decenni di attività. Le metodologie interattive che usiamo – come role-play e attivazioni ludiche – hanno favorito la partecipazione attiva.

In cosa consistono queste metodologie?

Liviana – Partiamo sempre da attivazioni “leggere” ma mirate, che aiutano a creare fiducia nel gruppo e stimolano la riflessione personale. Crediamo che la formazione debba coinvolgere il partecipante anche a livello emotivo, perché sia davvero trasformativa.

Daniela – Non usiamo slide o lezioni frontali. Preferiamo un approccio esperienziale, con restituzioni scritte alla fine del percorso. I gruppi più numerosi – fino a 22 partecipanti – hanno offerto uno scambio ricchissimo, mentre quelli più piccoli sono stati comunque efficaci, ma con meno stimoli.

Quali temi sono risultati più richiesti?

Liviana – Due soprattutto: il rapporto tra digitale e prima infanzia e la comunicazione scuola-famiglia. Quest’ultima si intreccia anche con la comunicazione interna tra operatori. Si tratta di ambiti chiave per costruire un contesto educativo coeso e capace di rispondere alle sfide attuali.

Nel 2024 è entrata in vigore una nuova norma regionale sull’iscrizione all’Albo delle figure educative. Ha avuto un impatto?

Daniela – Sì, la prospettiva dell’albo ha spinto molte realtà ad aggiornare le competenze del personale. Ora è richiesto un titolo universitario specifico (Scienze dell’Educazione), e questo ha contribuito a dare più valore alla formazione.

Un’ultima domanda: siete soddisfatte dei contenuti dei moduli formativi proposti?

Liviana – Assolutamente. Riteniamo siano molto efficaci. Le due tematiche più scelte sono di grande attualità e rispondono a bisogni concreti. E il coinvolgimento riscontrato nei corsi ci conferma che la direzione è quella giusta.

 

Per chi desidera approfondire i temi legati alla crescita, all’educazione e al benessere dei bambini nei primi sei anni di vita, le pagine di questo sito offrono numerosi contenuti informativi, strumenti utili per genitori e operatori e una mappa aggiornata dei servizi per l’infanzia presenti sul territorio. Uno spazio pensato per sostenere, condividere buone pratiche e costruire insieme una comunità educativa attenta e competente.

 

 

A cura di Terre des Hommes 

Intervista a Liviana Rinaldi, psicologa, e Daniela Moles, pedagogista, esperte nella formazione per nidi e scuole dell’infanzia.

All’interno del progetto Nidoinsieme 0-6, per sostenere la qualità educativa nei servizi per la prima infanzia, è stato avviato un percorso formativo rivolto a educatori, operatori e coordinatori pedagogici. L’obiettivo è rafforzare le competenze professionali, favorire il lavoro di gruppo e stimolare la riflessione sui principali nodi pedagogici contemporanei, come la relazione con le famiglie e l’impatto del digitale nei contesti educativi. Abbiamo intervistato Liviana Rinaldi e Daniela Moles, professioniste coinvolte nella conduzione dei corsi, per approfondire le caratteristiche dell’intervento e i riscontri ricevuti sul campo.

Qual è il vostro percorso professionale e come collaborate oggi con Terre des Hommes?

Liviana Rinaldi – Sono psicologa e mi occupo da oltre vent’anni di formazione e progettazione sociale, con un’attenzione particolare alle persone fragili. Ho svolto anche il ruolo di psicologa scolastica, supportando alunni, genitori e personale educativo.

Daniela Moles – Io sono pedagogista e ho lavorato per anni nei servizi di tutela minori. Questo mi ha permesso di entrare in contatto diretto con famiglie vulnerabili e con il sistema scolastico, sviluppando un approccio multidisciplinare alla formazione.

A chi si rivolge il percorso formativo promosso da Terre des Hommes?

Liviana – La formazione è destinata a educatori e operatori di nidi e scuole dell’infanzia. Abbiamo coinvolto x istituti situati in diverse zone dell’area Metropolitana di Milano e ogni istituto coinvolto ha potuto scegliere tra 12 moduli tematici, che sono stati elaborati nella precedente progettualità di NidoInsieme, in base ai bisogni emersi attraverso un’analisi condivisa con i coordinatori. Il nostro compito è stato quello di guidare questa scelta e condurre la formazione.

Quali differenze avete riscontrato nei profili dei coordinatori coinvolti?

Daniela – Abbiamo incontrato sia coordinatori con un background educativo, sia figure imprenditoriali che gestiscono micro-nidi con approccio manageriale. Entrambi i profili si sono mostrati sensibili alla qualità formativa, anche se con priorità differenti: i primi focalizzati sul benessere del gruppo e sul rafforzamento delle competenze educative, i secondi più attenti all’efficienza organizzativa.

Liviana – I coordinatori con esperienza aziendale tendono a strutturare i servizi con logiche gestionali precise, che però possono beneficiare molto di un intervento formativo mirato al lavoro di squadra e alla relazione educativa.

Qual è stata la risposta degli educatori ai percorsi?

Daniela – Ottima. I partecipanti hanno mostrato motivazione e disponibilità a mettersi in gioco. Il gruppo era eterogeneo: da giovani alle prime esperienze a professionisti con decenni di attività. Le metodologie interattive che usiamo – come role-play e attivazioni ludiche – hanno favorito la partecipazione attiva.

In cosa consistono queste metodologie?

Liviana – Partiamo sempre da attivazioni “leggere” ma mirate, che aiutano a creare fiducia nel gruppo e stimolano la riflessione personale. Crediamo che la formazione debba coinvolgere il partecipante anche a livello emotivo, perché sia davvero trasformativa.

Daniela – Non usiamo slide o lezioni frontali. Preferiamo un approccio esperienziale, con restituzioni scritte alla fine del percorso. I gruppi più numerosi – fino a 22 partecipanti – hanno offerto uno scambio ricchissimo, mentre quelli più piccoli sono stati comunque efficaci, ma con meno stimoli.

Quali temi sono risultati più richiesti?

Liviana – Due soprattutto: il rapporto tra digitale e prima infanzia e la comunicazione scuola-famiglia. Quest’ultima si intreccia anche con la comunicazione interna tra operatori. Si tratta di ambiti chiave per costruire un contesto educativo coeso e capace di rispondere alle sfide attuali.

Nel 2024 è entrata in vigore una nuova norma regionale sull’iscrizione all’Albo delle figure educative. Ha avuto un impatto?

Daniela – Sì, la prospettiva dell’albo ha spinto molte realtà ad aggiornare le competenze del personale. Ora è richiesto un titolo universitario specifico (Scienze dell’Educazione), e questo ha contribuito a dare più valore alla formazione.

Un’ultima domanda: siete soddisfatte dei contenuti dei moduli formativi proposti?

Liviana – Assolutamente. Riteniamo siano molto efficaci. Le due tematiche più scelte sono di grande attualità e rispondono a bisogni concreti. E il coinvolgimento riscontrato nei corsi ci conferma che la direzione è quella giusta.

 

Per chi desidera approfondire i temi legati alla crescita, all’educazione e al benessere dei bambini nei primi sei anni di vita, le pagine di questo sito offrono numerosi contenuti informativi, strumenti utili per genitori e operatori e una mappa aggiornata dei servizi per l’infanzia presenti sul territorio. Uno spazio pensato per sostenere, condividere buone pratiche e costruire insieme una comunità educativa attenta e competente.

 

 

In mancanza di nonni, o baby-sitter a cui affidare il proprio figlio, o figlia, difficilmente i neogenitori riescono a frequentare il cinema. CinemAgattoni, grazie alla collaborazione dell’Auditorium Anna Marchesini di Settimo Milanese, propone a mamme e papà proiezioni di film presenti nelle sale, in un setting allestito anche per le esigenze dei più piccoli.

Mentre i genitori sono seduti e si godno il film sono a disposizione dei bambini spazi morbidi dove riposare o giocare; il volume del film è modulato e la luce in sala è soffusa proprio per creare un ambiene adatto alle loro esigenze. 

Inoltre ad ogni proiezione sono presenti gli operatori e le operatrici di Cooperativa COMIN e dello Spazio TerraLuna che sono a disposizione delle mamme e dei papà.

CinemAgattoni è un’azione realizzata da Cooperativa COMIN, all’interno di NidoInsieme0-6.

Nido Insieme 0-6 è un progetto di ATS Città Metropolitana di Milano, finanziato da Regione Lombardia e implementato da Comune di Milano, Terre des Hommes, ASST Nord Milano e Generazione Impatto insieme a una rete di 17 partner operativi che vantano una pluriennale esperienza nell’educazione e promozione del benessere dei più piccoli.

Guarda il  video per scoprire di più: 

Sharenting: cosa sapere prima di postare le foto dei tuoi figli sui social

Sharenting: cosa sapere prima di postare le foto dei tuoi figli sui social

A cura di ATS Città Metropolitana di Milano

 

Che cosa significa sharenting? 

Il termine sharenting è un neologismo nato dall’unione delle parole share (condividere) e parenting (genitorialità) e descrive l’azione dei genitori di condividere foto, video e altre informazioni identificative dei loro figli sui propri account social.

Si tratta di un fenomeno in costante crescita: sempre più spesso i genitori pubblicano sui social contenuti relativi ai propri figli. Questa azione è spesso mossa dal desiderio dei genitori di condividere con familiari e amici presenti in rete momenti felici vissuti in famiglia. Tuttavia, negli ultimi tempi si è iniziato a riflettere sui possibili risvolti negativi dello sharenting, in particolare sulle possibili implicazioni per il benessere dei bambini e sui i rischi a cui vengono esposti.

Risvolti sul benessere psicologico dei minori e sulla relazione con i genitori

Postando fotografie e video sui social i genitori contribuiscono alla costruzione dell’identità e della reputazione digitale dei figli, che li accompagnerà per il resto della loro vita. Una volta divenuti grandi, i figli dovranno fare i conti con un’identità digitale già costituita e potrebbero sentirsi esposti, o addirittura imbarazzati da quello che è stato messo in rete dai lori genitori, entrando in conflitto con quest’ultimi. Ad esempio, i ragazzi potrebbero essere vittima di bullismo o cyberbullismo a causa di foto o contenuti imbarazzanti postati in passato dai loro genitori.

Pubblicare in rete contenuti relativi ai propri figli significa inoltre compromettere la loro privacy, a cui hanno diritto al pari degli adulti, come sottolinea anche il Garante per la Privacy. È importante ricordare che quando si caricano dei contenuti online si perde qualsiasi controllo su di essi: una volta in rete, foto e video sono a disposizione di chiunque e spesso è molto difficile ottenerne la rimozione e risulta impossibile risalire a eventuali download o copie delle immagini postate.

Ulteriori rischi: l’utilizzo improprio delle immagini e dei dati dei bambini

Uno dei principali rischi è che i contenuti postati possano essere riutilizzati in modo improprio, ad esempio per alimentare piattaforme contenenti materiale pedopornografico.

Un ulteriore rischio è quello dell’adescamento, online e offline. Condividendo indirettamente informazioni, quali la scuola frequentata o dove i bambini svolgono attività sportiva, e dati sensibili si offrono informazioni utili a malintenzionati che potrebbero utilizzarle per avvicinare i bambini.

Infine, uno dei rischi a cui prestare attenzione è il furto d’identità, che consiste nell’utilizzare i dati identificativi con finalità fraudolente. Ad esempio, i dati dei minori possono essere utilizzati per aprire conti bancari, per il riciclaggio di denaro o truffe, e le immagini possono essere utilizzate o manipolate associandole a una nuova identità.

Indicazioni e suggerimenti

La divulgazione di contenuti e informazioni relativa ai minori non riguarda solo i genitori ma anche parenti e amici ed è importante che tutti abbiano un uso maggiormente consapevole dei social.

Ecco alcuni suggerimenti pratici:

  • È opportuno evitare contenuti troppo intimi (ad esempio, le foto di momenti privati come il bagnetto);
  • È preferibile che le foto non ritraggano direttamente il volto del bambino/a, eventualmente si suggerisce di coprirlo (ad esempio con emoticon);
  • Impostare delle limitazioni di privacy degli account (ad esempio profilo privato) rendendo visibili i contenuti solo ai followers approvati;
  • Attivare notifiche che avvisino i genitori quando il nome dei loro figli appare nei motori di ricerca;
  • Educare i bambini e le bambine attraverso un uso responsabile dei social e offrendo loro momenti di confronto ed educazione al digitale.

Non è semplice orientarsi nel mondo digitale, in caso di dubbi o semplicemente per un confronto puoi sempre rivolgerti al tuo pediatra, alle educatrici e agli educatori della scuola o presso il consultorio familiare più vicino.

Per saperene di più: 
vai nella sezione “Uso dei device” del sito di NidoInsieme

e guarda la Campagna di comunicazione dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali

 

A cura di Terre des Hommes 

Intervista a Liviana Rinaldi, psicologa, e Daniela Moles, pedagogista, esperte nella formazione per nidi e scuole dell’infanzia.

All’interno del progetto Nidoinsieme 0-6, per sostenere la qualità educativa nei servizi per la prima infanzia, è stato avviato un percorso formativo rivolto a educatori, operatori e coordinatori pedagogici. L’obiettivo è rafforzare le competenze professionali, favorire il lavoro di gruppo e stimolare la riflessione sui principali nodi pedagogici contemporanei, come la relazione con le famiglie e l’impatto del digitale nei contesti educativi. Abbiamo intervistato Liviana Rinaldi e Daniela Moles, professioniste coinvolte nella conduzione dei corsi, per approfondire le caratteristiche dell’intervento e i riscontri ricevuti sul campo.

Qual è il vostro percorso professionale e come collaborate oggi con Terre des Hommes?

Liviana Rinaldi – Sono psicologa e mi occupo da oltre vent’anni di formazione e progettazione sociale, con un’attenzione particolare alle persone fragili. Ho svolto anche il ruolo di psicologa scolastica, supportando alunni, genitori e personale educativo.

Daniela Moles – Io sono pedagogista e ho lavorato per anni nei servizi di tutela minori. Questo mi ha permesso di entrare in contatto diretto con famiglie vulnerabili e con il sistema scolastico, sviluppando un approccio multidisciplinare alla formazione.

A chi si rivolge il percorso formativo promosso da Terre des Hommes?

Liviana – La formazione è destinata a educatori e operatori di nidi e scuole dell’infanzia. Abbiamo coinvolto x istituti situati in diverse zone dell’area Metropolitana di Milano e ogni istituto coinvolto ha potuto scegliere tra 12 moduli tematici, che sono stati elaborati nella precedente progettualità di NidoInsieme, in base ai bisogni emersi attraverso un’analisi condivisa con i coordinatori. Il nostro compito è stato quello di guidare questa scelta e condurre la formazione.

Quali differenze avete riscontrato nei profili dei coordinatori coinvolti?

Daniela – Abbiamo incontrato sia coordinatori con un background educativo, sia figure imprenditoriali che gestiscono micro-nidi con approccio manageriale. Entrambi i profili si sono mostrati sensibili alla qualità formativa, anche se con priorità differenti: i primi focalizzati sul benessere del gruppo e sul rafforzamento delle competenze educative, i secondi più attenti all’efficienza organizzativa.

Liviana – I coordinatori con esperienza aziendale tendono a strutturare i servizi con logiche gestionali precise, che però possono beneficiare molto di un intervento formativo mirato al lavoro di squadra e alla relazione educativa.

Qual è stata la risposta degli educatori ai percorsi?

Daniela – Ottima. I partecipanti hanno mostrato motivazione e disponibilità a mettersi in gioco. Il gruppo era eterogeneo: da giovani alle prime esperienze a professionisti con decenni di attività. Le metodologie interattive che usiamo – come role-play e attivazioni ludiche – hanno favorito la partecipazione attiva.

In cosa consistono queste metodologie?

Liviana – Partiamo sempre da attivazioni “leggere” ma mirate, che aiutano a creare fiducia nel gruppo e stimolano la riflessione personale. Crediamo che la formazione debba coinvolgere il partecipante anche a livello emotivo, perché sia davvero trasformativa.

Daniela – Non usiamo slide o lezioni frontali. Preferiamo un approccio esperienziale, con restituzioni scritte alla fine del percorso. I gruppi più numerosi – fino a 22 partecipanti – hanno offerto uno scambio ricchissimo, mentre quelli più piccoli sono stati comunque efficaci, ma con meno stimoli.

Quali temi sono risultati più richiesti?

Liviana – Due soprattutto: il rapporto tra digitale e prima infanzia e la comunicazione scuola-famiglia. Quest’ultima si intreccia anche con la comunicazione interna tra operatori. Si tratta di ambiti chiave per costruire un contesto educativo coeso e capace di rispondere alle sfide attuali.

Nel 2024 è entrata in vigore una nuova norma regionale sull’iscrizione all’Albo delle figure educative. Ha avuto un impatto?

Daniela – Sì, la prospettiva dell’albo ha spinto molte realtà ad aggiornare le competenze del personale. Ora è richiesto un titolo universitario specifico (Scienze dell’Educazione), e questo ha contribuito a dare più valore alla formazione.

Un’ultima domanda: siete soddisfatte dei contenuti dei moduli formativi proposti?

Liviana – Assolutamente. Riteniamo siano molto efficaci. Le due tematiche più scelte sono di grande attualità e rispondono a bisogni concreti. E il coinvolgimento riscontrato nei corsi ci conferma che la direzione è quella giusta.

 

Per chi desidera approfondire i temi legati alla crescita, all’educazione e al benessere dei bambini nei primi sei anni di vita, le pagine di questo sito offrono numerosi contenuti informativi, strumenti utili per genitori e operatori e una mappa aggiornata dei servizi per l’infanzia presenti sul territorio. Uno spazio pensato per sostenere, condividere buone pratiche e costruire insieme una comunità educativa attenta e competente.

 

 

In mancanza di nonni, o baby-sitter a cui affidare il proprio figlio, o figlia, difficilmente i neogenitori riescono a frequentare il cinema. CinemAgattoni, grazie alla collaborazione dell’Auditorium Anna Marchesini di Settimo Milanese, propone a mamme e papà proiezioni di film presenti nelle sale, in un setting allestito anche per le esigenze dei più piccoli.

Mentre i genitori sono seduti e si godno il film sono a disposizione dei bambini spazi morbidi dove riposare o giocare; il volume del film è modulato e la luce in sala è soffusa proprio per creare un ambiene adatto alle loro esigenze. 

Inoltre ad ogni proiezione sono presenti gli operatori e le operatrici di Cooperativa COMIN e dello Spazio TerraLuna che sono a disposizione delle mamme e dei papà.

CinemAgattoni è un’azione realizzata da Cooperativa COMIN, all’interno di NidoInsieme0-6.

Nido Insieme 0-6 è un progetto di ATS Città Metropolitana di Milano, finanziato da Regione Lombardia e implementato da Comune di Milano, Terre des Hommes, ASST Nord Milano e Generazione Impatto insieme a una rete di 17 partner operativi che vantano una pluriennale esperienza nell’educazione e promozione del benessere dei più piccoli.

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CinemAgattoni: il cinema a misura di neogenitori

CinemAgattoni: il cinema a misura di neogenitori

A cura di Cooperativa COMIN

CinemAgattoni: il cinema a misura di neogenitori

In mancanza di nonni, o baby-sitter a cui affidare il proprio figlio, o figlia, difficilmente i neogenitori riescono a frequentare il cinema. CinemAgattoni, grazie alla collaborazione dell’Auditorium Anna Marchesini di Settimo Milanese, propone a mamme e papà proiezioni di film presenti nelle sale, in un setting allestito anche per le esigenze dei più piccoli.

Mentre i genitori sono seduti e si godno il film sono a disposizione dei bambini spazi morbidi dove riposare o giocare; il volume del film è modulato e la luce in sala è soffusa proprio per creare un ambiene adatto alle loro esigenze. 

Inoltre ad ogni proiezione sono presenti gli operatori e le operatrici di Cooperativa COMIN e dello Spazio TerraLuna che sono a disposizione delle mamme e dei papà.

CinemAgattoni è un’azione realizzata da Cooperativa COMIN, all’interno di NidoInsieme0-6.

Nido Insieme 0-6 è un progetto di ATS Città Metropolitana di Milano, finanziato da Regione Lombardia e implementato da Comune di Milano, Terre des Hommes, ASST Nord Milano e Generazione Impatto insieme a una rete di 17 partner operativi che vantano una pluriennale esperienza nell’educazione e promozione del benessere dei più piccoli.

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Promuovere il benessere infantile: un nuovo percorso di supporto per genitori e bambini

Promuovere il benessere infantile: un nuovo percorso di supporto per genitori e bambini

Articolo a cura di Generazione Impatto

Promuovere il benessere infantile: un nuovo percorso di supporto per genitori e bambini
Un progetto innovativo per rafforzare la genitorialità e creare spazi di confronto nelle strutture per l’infanzia.

La prima infanzia è una fase cruciale per lo sviluppo del bambino. Per questo motivo, il progetto “Bimbi in Salute”, progettato da Generazione Impatto APS all’interno di “Nidoinsieme 0-6” un progetto di ATS Città Metropolitana di Milano, finanziato da Regione Lombardia, nasce con l’obiettivo di
sostenere genitori e bambini nella crescita, offrendo occasioni di incontro con professionisti del settore e promuovendo buone prassi educative e affettive.

Un progetto a misura di famiglia

Le strutture coinvolte nel progetto aprono le loro porte oltre l’orario scolastico, trasformandosi in centri di promozione della salute e del benessere. Attraverso il coinvolgimento di esperti come psicologi, psicopedagogisti, osteopati e pediatri, i genitori potranno ricevere supporto su tematiche chiave per la crescita dei loro figli.

Attività e incontri settimanali

Il progetto prevede un calendario strutturato di incontri suddivisi per giornate tematiche:

  • Lunedì: incontri con l’osteopata, per ricevere consigli sullo sviluppo posturale e motorio dei bambini.
  • Martedì: lettura interattiva con libri educativi editi dalla casa editrice Frasi4Kids e confronto sull’importanza della lettura.
  • Mercoledì: sportello di ascolto con la psicologa per il supporto alla genitorialità.
  • Giovedì: corsi di massaggio infantile per diverse fasce d’età.
  • Venerdì: laboratori di psicomotricità e giochi di luce e ombre.

Dove e quando?

  • “The Giving Tree” Via Cadorna, 69, Vimodrone (MI) – 17-21 Marzo
  • “The Giving Tree” Via Dina Galli, 1, Milano – 24-28 Marzo
  • “The Giving Tree” Via Castellini, 7, Milano – 31 Marzo – 4 Aprile
  • “MiniTree” Piazza Gae Aulenti, 1, Milano – 7-11 Aprile

Perché partecipare Il progetto si propone di:

  • Rafforzare le competenze genitoriali.
  • Favorire la consapevolezza sui bisogni evolutivi del bambino.
  • Creare occasioni di confronto tra genitori ed esperti.
  • Promuovere strategie comunicative efficaci all’interno della famiglia.

Un impegno per il futuro

I primi 1000 giorni di vita sono fondamentali per lo sviluppo del bambino. Attraverso questo progetto, vogliamo sensibilizzare i genitori sull’importanza di scelte consapevoli e fornire loro strumenti utili per affrontare il percorso educativo con maggiore serenità.

Silvia Pessi, psicologa e psicoterapeuta, promotrice del progetto, sottolinea:“Il nostro obiettivo è rafforzare le competenze genitoriali e creare uno spazio di confronto che aiuti le famiglie a comprendere meglio i bisogni evolutivi dei loro bambini.” Ilaria Iacono, pedagogista e riferimento per le strutture coinvolte, aggiunge: “Le attività saranno accessibili su prenotazione e pensate per creare rete tra le famiglie, promuovendo un ambiente di supporto e condivisione.”

Scopri di più e partecipa

Le attività si svolgeranno nelle strutture coinvolte e saranno accessibili su prenotazione sia dai bambini iscritti che dalle famiglie del territorio, con l’obiettivo di creare rete e fornire momenti di confronto.

Per maggiori informazioni e per iscriversi, contattaci ai seguenti recapiti:
📞 Tel: 331 736 0167
📧 Email: info@generazioneimpatto.it

 

 

 

Io e il mio bebè in movimento

Io e il mio bebè in movimento

Laboratori di arti-terapia per neo genitori

La nascita di un bambino è un evento che ha ripercussioni a livello personale, psicologico, familiare e sociale: la costruzione della relazione genitori – neonato e dei nuovi equilibri che l’arrivo di un bebè comporta, non dipendono solamente da questioni medico-cliniche, ma hanno molto a che fare con l’ascolto, la condivisione e un ambiente sicuro e protetto. Ce lo spiega la dott.ssa Antonella Monteleone, psicologa che presso il Consultorio Melegnano Martesana per 24 anni ha condotto gruppi di neogenitori, sperimentando tecniche di arte terapia, danza-movimento-terapia e approcci multimodali di arte creativa integrate ad interventi di promozione del benessere ed educazione alla  salute.

Questo tipo di attività sono un esempio dei tanti e variegati servizi che i consultori famigliari presenti sul territorio offrono ai neogenitori, ma anche alle singole persone, alle coppie e alle famiglie nei diversi momenti della vita. 

Su questo sito, nella pagina dedicata è possibile consultare l’elenco dei Consultori Famigliari presenti nell’area della Città Metropolitana di Milano e trovare quello più vicino alla propria zona.

L’attività fa parte di  Nido Insieme 0-6 è un progetto di ATS Città Metropolitana di Milano, finanziato da Regione Lombardia e implementato da Comune di Milano, Terre des Hommes, ASST Nord Milano e Generazione Impatto insieme a una rete di 17 partner operativi che vantano una pluriennale esperienza nell’educazione e promozione del benessere dei più piccoli.

Immagini per spiccare il volo. Gli albi illustrati nell’esperienza di supporto alla genitorialità della coop. COMIN

Immagini per spiccare il volo. Gli albi illustrati nell’esperienza di supporto alla genitorialità della coop. COMIN

Articolo a cura di Cooperativa COMIN

Immagini per spiccare il volo, pagine per andare in profondità. L’esperienza della cooperativa Comin con l’utilizzo di Albi illustrati nei percorsi di sostegno alla genitorialità.

Un albo illustrato è molto più di un libro per i più piccini; è l’incontro tra immagini e parole (non molte, attentamente selezionate, talvolta addirittura assenti come nei silent book), un’esperienza spiazzante in grado di parlare a ciascuno, di accendere emozioni; può essere un importante strumento da proporre a  tutte le età, da leggere o da ascoltare,  perché sa fare sintesi preziosa di esperienze ed emozioni molto potenti, perché utilizza linguaggi e codici comunicativi in grado di toccare e far risuonare le corde di ciascuno.

Comin, nell’esperienza maturata all’interno dei servizi integrativi zerotre (rivolti a famiglie con bambini dagli zero ai tre anni), ha sviluppato un’ampia competenza nella gestione di interventi a sostegno della genitorialità realizzando e gestendo  gruppi di genitori e bambini all’interno dei quali l’albo illustrato si rivela uno strumento di lavoro straordinariamente potente ed immediato.

“Nel momento stesso in cui dubitate di poter volare, cessate anche di essere in grado di farlo”

Queste parole sono state scritte da Sir James Matthew Barrie e pronunciate da un personaggio popolare e caro al mondo intero: Peter Pan.

È esattamente questo quello che accade quando si cresce, si perde creatività, intesa come capacità di superare una difficoltà in maniera fantasiosa, magica e poco razionale. I bambini credono realmente che il bacio di una persona a loro cara possa curare una dolorosissima ferita, e nella loro convinzione che il dolore cessa di esistere, scomparendo quasi come per magia.

Diventare genitori è indubbiamente un evento che porta gioia nella vita delle persone che accolgono il nascituro, la bellezza però può indubbiamente manifestarsi in molteplici forme ed essere altresì spiazzante. Affrontare un percorso fatto di nuovi equilibri da ricostruire e ruoli da accettare, dove paure e stanchezza spesso prevalgono, rappresenta una sfida complessa. A questa, si aggiungono frequentemente sentimenti di inadeguatezza, solitudine e contrastanti emozioni che coesistono e si intrecciano. Non si può inoltre ignorare l’imperativo della “prestazione” che oggi, più che mai, spinge a essere costantemente la versione migliore di sé stessi, anche quando si è fragili e affaticati.

Se guardassimo alle difficoltà con il medesimo approccio dei bambini le soluzioni potrebbero essere infinite e nel contempo semplici, ma ricche di significato e importanza: correre scalzi in un prato verde e fiorito, mangiare un gelato o chissà quale altra stranezza golosa, urlare così tanto da vomitare fino l’ultimo goccio di rabbia e frustrazione per ritrovare la pace, per dedicarsi al recupero. Ma non è così, il nostro approccio poco magico perpetua e si evolve in azioni molto razionali.

È dalla frase di Barrie che nasce l’idea e prende l’avvio la proposta realizzata da Comin: ritornare a pensare di poter volare, mantenendo uno sguardo incantato ma nel contempo adeguato all’età. L’albo non viene soltanto letto, ma raccontato e recitato: la voce, con il suo tono, diventa una sorta di carezza preziosa. Man mano che si sfogliano le pagine, le illustrazioni, con la loro bellezza, arricchiscono l’esperienza, accompagnando in un viaggio che, pagina dopo pagina, ci permette di ritrovarci e di esplorare nuovi significati.

Immagini per spiccare il volo, gli albi illustrati usati da COMIN

I nostri percorsi prendono avvio con la lettura, che spesso assume la forma di una narrazione quasi teatrale, per poi proseguire con laboratori sensoriali progettati in modo diversificato e prevedendo altresì un tempo dedicato al pensiero, alla riflessione e al confronto tra gli adulti. Questi laboratori offrono l’opportunità di sperimentare giocando, immergendosi in attività che stimolano la creatività, il movimento, e sostengono il legame affettivo e relazionale attraverso l’esperienza e il contatto fisico. L’albo illustrato, in questo scenario, rappresenta un elemento centrale, una guida nelle esperienze condivise, offrendo un contesto sicuro e stimolante sia per i genitori sia per i figli.

Nei percorsi che Comin realizza la funzione dell’albo è duplice e parallela: da un lato supporta la riflessione e il confronto tra gli adulti in una dimensione di gruppo che privilegia lo scambio e il confronto, accompagnati da figure educative,  toccando molteplici tematiche – talvolta anche molto profonde e delicate come il lutto, l’abbandono, la solitudine, il senso di inadeguatezza – raggiungendo in  modi e con sfaccettature differenti la storia di ciascuno e favorendo la costruzione di chiavi di lettura condivise;  dall’altro permette ai bambini e alle bambine, oltre a favorire lo sviluppo di competenze, di condividere esperienze emotive e sensoriali  significative con i propri genitori.

La magia di un albo illustrato raccontato direttamente da Paola, una mamma dei nostri laboratori.

Chronos, il tempo tiranno, si contrappone ad Aion, il tempo infinito.

“Aion è un bambino che gioca”, diceva Eraclito.

Quando leggo un albo illustrato ai miei figli, sono così rapiti, così intensamente concentrati in quello che stanno facendo che diventano la rappresentazione perfetta del tempo che non passa, che non ci insegue, che non ci tocca. Un tempo eterno e sacro.

Si sa che la lettura ad alta voce, fin dalla prima infanzia, è una pratica che migliora le competenze linguistiche e cognitive nei bambini e soprattutto rafforza il legame coi genitori. Regala momenti di intimità e di condivisione difficilmente raggiungibili in altro modo. Come se il “piccolo” sentisse che chi legge è qui con lui, si diverte con lui, si dedica a lui.

Può anche capitare però di trovare un albo e non sapere come leggerlo, quale sia il tono giusto o l’interpretazione corretta. E lo si mette da parte.

A me è capitato con Tararì Tararera.

Quando l’ho visto leggere a mia figlia da un’altra persona, con delle competenze, ho capito che era meraviglioso!

E allora
Tararì tararera… sesa terù di Piripù: Piripù Pà, Piripù Ma, Piripù Sò, Piripù Bé e Piripù Bibi

per la prima volta è suonato

C’era una volta… la famiglia dei Piripù: papà Piripù, mamma Piripù, la sorella Piripù, la bimba Piripù e il piccolo Piripù.

È la storia del piccolo Piripù che scappa perché escluso dalla raccolta della frutta e si addentra nella foresta a caccia di guai. A volte per risolvere un problema ci vuole un disastro.

La musicalità delle parole trascina via il concetto, porta in vita l’immagine e moltiplica le possibilità di immaginare e sognare.

Altro che baby-talk!

 

 

 

BREVE BIBLIOGRAFIA CON SUGGERIMENTI DI LETTURA

A caccia dell’orso di Michael Rosen e Helen Oxenbury

Cane nero di Levi Pinfold

La baceria di Felice di Cristiana Sorano

Il gioiello dentro me di Anna Llenas

I cinque malfatti di Beatrice Alemagna

Urlo di mamma di Jutta Bauer

La scatola di Isabella Paglia

Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo di Charlie Mackesy

A più tardi di Jeanne Ashbè

Le cose che passano, Beatrice Alemangna

Io gomitolo tu filo, Alberto Pellai

Il buco, Anna Llenas

L’albero, Shel Silverstein

La prima volta che sono nata, V. Cuvellier e C. DUTERTRE