A cura di ATS Città Metropolitana di Milano

 

Che cosa significa sharenting? 

Il termine sharenting è un neologismo nato dall’unione delle parole share (condividere) e parenting (genitorialità) e descrive l’azione dei genitori di condividere foto, video e altre informazioni identificative dei loro figli sui propri account social.

Si tratta di un fenomeno in costante crescita: sempre più spesso i genitori pubblicano sui social contenuti relativi ai propri figli. Questa azione è spesso mossa dal desiderio dei genitori di condividere con familiari e amici presenti in rete momenti felici vissuti in famiglia. Tuttavia, negli ultimi tempi si è iniziato a riflettere sui possibili risvolti negativi dello sharenting, in particolare sulle possibili implicazioni per il benessere dei bambini e sui i rischi a cui vengono esposti.

Risvolti sul benessere psicologico dei minori e sulla relazione con i genitori

Postando fotografie e video sui social i genitori contribuiscono alla costruzione dell’identità e della reputazione digitale dei figli, che li accompagnerà per il resto della loro vita. Una volta divenuti grandi, i figli dovranno fare i conti con un’identità digitale già costituita e potrebbero sentirsi esposti, o addirittura imbarazzati da quello che è stato messo in rete dai lori genitori, entrando in conflitto con quest’ultimi. Ad esempio, i ragazzi potrebbero essere vittima di bullismo o cyberbullismo a causa di foto o contenuti imbarazzanti postati in passato dai loro genitori.

Pubblicare in rete contenuti relativi ai propri figli significa inoltre compromettere la loro privacy, a cui hanno diritto al pari degli adulti, come sottolinea anche il Garante per la Privacy. È importante ricordare che quando si caricano dei contenuti online si perde qualsiasi controllo su di essi: una volta in rete, foto e video sono a disposizione di chiunque e spesso è molto difficile ottenerne la rimozione e risulta impossibile risalire a eventuali download o copie delle immagini postate.

Ulteriori rischi: l’utilizzo improprio delle immagini e dei dati dei bambini

Uno dei principali rischi è che i contenuti postati possano essere riutilizzati in modo improprio, ad esempio per alimentare piattaforme contenenti materiale pedopornografico.

Un ulteriore rischio è quello dell’adescamento, online e offline. Condividendo indirettamente informazioni, quali la scuola frequentata o dove i bambini svolgono attività sportiva, e dati sensibili si offrono informazioni utili a malintenzionati che potrebbero utilizzarle per avvicinare i bambini.

Infine, uno dei rischi a cui prestare attenzione è il furto d’identità, che consiste nell’utilizzare i dati identificativi con finalità fraudolente. Ad esempio, i dati dei minori possono essere utilizzati per aprire conti bancari, per il riciclaggio di denaro o truffe, e le immagini possono essere utilizzate o manipolate associandole a una nuova identità.

Indicazioni e suggerimenti

La divulgazione di contenuti e informazioni relativa ai minori non riguarda solo i genitori ma anche parenti e amici ed è importante che tutti abbiano un uso maggiormente consapevole dei social.

Ecco alcuni suggerimenti pratici:

  • È opportuno evitare contenuti troppo intimi (ad esempio, le foto di momenti privati come il bagnetto);
  • È preferibile che le foto non ritraggano direttamente il volto del bambino/a, eventualmente si suggerisce di coprirlo (ad esempio con emoticon);
  • Impostare delle limitazioni di privacy degli account (ad esempio profilo privato) rendendo visibili i contenuti solo ai followers approvati;
  • Attivare notifiche che avvisino i genitori quando il nome dei loro figli appare nei motori di ricerca;
  • Educare i bambini e le bambine attraverso un uso responsabile dei social e offrendo loro momenti di confronto ed educazione al digitale.

Non è semplice orientarsi nel mondo digitale, in caso di dubbi o semplicemente per un confronto puoi sempre rivolgerti al tuo pediatra, alle educatrici e agli educatori della scuola o presso il consultorio familiare più vicino.

Per saperene di più: 
vai nella sezione “Uso dei device” del sito di NidoInsieme

e guarda la Campagna di comunicazione dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali

 

A cura di Terre des Hommes 

Intervista a Liviana Rinaldi, psicologa, e Daniela Moles, pedagogista, esperte nella formazione per nidi e scuole dell’infanzia.

All’interno del progetto Nidoinsieme 0-6, per sostenere la qualità educativa nei servizi per la prima infanzia, è stato avviato un percorso formativo rivolto a educatori, operatori e coordinatori pedagogici. L’obiettivo è rafforzare le competenze professionali, favorire il lavoro di gruppo e stimolare la riflessione sui principali nodi pedagogici contemporanei, come la relazione con le famiglie e l’impatto del digitale nei contesti educativi. Abbiamo intervistato Liviana Rinaldi e Daniela Moles, professioniste coinvolte nella conduzione dei corsi, per approfondire le caratteristiche dell’intervento e i riscontri ricevuti sul campo.

Qual è il vostro percorso professionale e come collaborate oggi con Terre des Hommes?

Liviana Rinaldi – Sono psicologa e mi occupo da oltre vent’anni di formazione e progettazione sociale, con un’attenzione particolare alle persone fragili. Ho svolto anche il ruolo di psicologa scolastica, supportando alunni, genitori e personale educativo.

Daniela Moles – Io sono pedagogista e ho lavorato per anni nei servizi di tutela minori. Questo mi ha permesso di entrare in contatto diretto con famiglie vulnerabili e con il sistema scolastico, sviluppando un approccio multidisciplinare alla formazione.

A chi si rivolge il percorso formativo promosso da Terre des Hommes?

Liviana – La formazione è destinata a educatori e operatori di nidi e scuole dell’infanzia. Abbiamo coinvolto x istituti situati in diverse zone dell’area Metropolitana di Milano e ogni istituto coinvolto ha potuto scegliere tra 12 moduli tematici, che sono stati elaborati nella precedente progettualità di NidoInsieme, in base ai bisogni emersi attraverso un’analisi condivisa con i coordinatori. Il nostro compito è stato quello di guidare questa scelta e condurre la formazione.

Quali differenze avete riscontrato nei profili dei coordinatori coinvolti?

Daniela – Abbiamo incontrato sia coordinatori con un background educativo, sia figure imprenditoriali che gestiscono micro-nidi con approccio manageriale. Entrambi i profili si sono mostrati sensibili alla qualità formativa, anche se con priorità differenti: i primi focalizzati sul benessere del gruppo e sul rafforzamento delle competenze educative, i secondi più attenti all’efficienza organizzativa.

Liviana – I coordinatori con esperienza aziendale tendono a strutturare i servizi con logiche gestionali precise, che però possono beneficiare molto di un intervento formativo mirato al lavoro di squadra e alla relazione educativa.

Qual è stata la risposta degli educatori ai percorsi?

Daniela – Ottima. I partecipanti hanno mostrato motivazione e disponibilità a mettersi in gioco. Il gruppo era eterogeneo: da giovani alle prime esperienze a professionisti con decenni di attività. Le metodologie interattive che usiamo – come role-play e attivazioni ludiche – hanno favorito la partecipazione attiva.

In cosa consistono queste metodologie?

Liviana – Partiamo sempre da attivazioni “leggere” ma mirate, che aiutano a creare fiducia nel gruppo e stimolano la riflessione personale. Crediamo che la formazione debba coinvolgere il partecipante anche a livello emotivo, perché sia davvero trasformativa.

Daniela – Non usiamo slide o lezioni frontali. Preferiamo un approccio esperienziale, con restituzioni scritte alla fine del percorso. I gruppi più numerosi – fino a 22 partecipanti – hanno offerto uno scambio ricchissimo, mentre quelli più piccoli sono stati comunque efficaci, ma con meno stimoli.

Quali temi sono risultati più richiesti?

Liviana – Due soprattutto: il rapporto tra digitale e prima infanzia e la comunicazione scuola-famiglia. Quest’ultima si intreccia anche con la comunicazione interna tra operatori. Si tratta di ambiti chiave per costruire un contesto educativo coeso e capace di rispondere alle sfide attuali.

Nel 2024 è entrata in vigore una nuova norma regionale sull’iscrizione all’Albo delle figure educative. Ha avuto un impatto?

Daniela – Sì, la prospettiva dell’albo ha spinto molte realtà ad aggiornare le competenze del personale. Ora è richiesto un titolo universitario specifico (Scienze dell’Educazione), e questo ha contribuito a dare più valore alla formazione.

Un’ultima domanda: siete soddisfatte dei contenuti dei moduli formativi proposti?

Liviana – Assolutamente. Riteniamo siano molto efficaci. Le due tematiche più scelte sono di grande attualità e rispondono a bisogni concreti. E il coinvolgimento riscontrato nei corsi ci conferma che la direzione è quella giusta.

 

Per chi desidera approfondire i temi legati alla crescita, all’educazione e al benessere dei bambini nei primi sei anni di vita, le pagine di questo sito offrono numerosi contenuti informativi, strumenti utili per genitori e operatori e una mappa aggiornata dei servizi per l’infanzia presenti sul territorio. Uno spazio pensato per sostenere, condividere buone pratiche e costruire insieme una comunità educativa attenta e competente.

 

 

In mancanza di nonni, o baby-sitter a cui affidare il proprio figlio, o figlia, difficilmente i neogenitori riescono a frequentare il cinema. CinemAgattoni, grazie alla collaborazione dell’Auditorium Anna Marchesini di Settimo Milanese, propone a mamme e papà proiezioni di film presenti nelle sale, in un setting allestito anche per le esigenze dei più piccoli.

Mentre i genitori sono seduti e si godno il film sono a disposizione dei bambini spazi morbidi dove riposare o giocare; il volume del film è modulato e la luce in sala è soffusa proprio per creare un ambiene adatto alle loro esigenze. 

Inoltre ad ogni proiezione sono presenti gli operatori e le operatrici di Cooperativa COMIN e dello Spazio TerraLuna che sono a disposizione delle mamme e dei papà.

CinemAgattoni è un’azione realizzata da Cooperativa COMIN, all’interno di NidoInsieme0-6.

Nido Insieme 0-6 è un progetto di ATS Città Metropolitana di Milano, finanziato da Regione Lombardia e implementato da Comune di Milano, Terre des Hommes, ASST Nord Milano e Generazione Impatto insieme a una rete di 17 partner operativi che vantano una pluriennale esperienza nell’educazione e promozione del benessere dei più piccoli.

Guarda il  video per scoprire di più: 

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