L’importanza della cura della relazione nelle buone abitudini alimentari nei primi 1000 giorni.

Per un neonato il cibo rappresenta qualcosa di vitale sia fisiologicamente che emotivamente. L’ appetito è l’espressione di un bisogno che non si limita a soddisfare la fame, ma riguarda anche gli aspetti più profondi della vita affettiva. La madre o il caregiver che offrono il pasto sono una occasione d’incontro dove il mangiare e comunicare sono inseparabili: il cibo non soddisfa solo un bisogno primario, ma risponde anche al bisogno di cura, scambio e affetto. Il rapporto cibo-emozioni nasce dalle primissime fasi della vita e mantiene forti valenze psicologiche per tutta l’esistenza di un individuo.

All’inizio della vita, durante l’allattamento, il bambino vive una forte identificazione fra il nutrimento e la figura materna e l’alimentazione continua ad essere il riflesso del loro legame. Cibo e alimentazione sono quindi importanti per lo sviluppo sia fisico che della dimensione sociale e psicologica del bambino.

L’alimentazione del proprio figlio è da sempre una delle principali preoccupazioni di un genitore. Cosa mangia, quali cibi sono più sani e giusti per lui, quali sono le scelte migliori. Corrette abitudini alimentari fin dalla primissima infanzia sono importantissime per la crescita dei più piccoli e gettano le basi per la salute futura.

Le evidenze scientifiche confermano che i primi 1000 giorni di vita sono fondamentali per un adeguato sviluppo fisico e psichico e molti interventi realizzati con tempestività in questa primissima finestra temporale – in particolare le corrette scelte
alimentari – portano a risultati di salute positivi nel breve, medio e lungo termine per il singolo individuo e per la collettività.

Il momento del pasto rappresenta uno dei rituali più importanti della nostra quotidianità e per i più piccoli è un eccezionale momento di scoperta: colori, sapori, consistenze e forme nuove arricchiscono le loro conoscenze gustative e cognitive. Questo processo di sviluppo del gusto, e quindi delle preferenze che guideranno le sue scelte alimentari negli anni, comincia già con l’alimentazione materna in gravidanza e prosegue con l’allattamento e l’alimentazione complementare.

(Leggi: Consensus sull’Alimentazione in età fertile, gravidanza e allattamento e brochure allattamento)

Per questi motivi i genitori e i caregivers dovrebbero conoscere i principi di una sana
alimentazione e proporre fin dalle prime pappe e durante i primi anni di vita un’ampia varietà di alimenti. Sarà l’esposizione precoce e ripetuta a questa varietà di sapori, profumi e consistenze adeguate alle capacità di masticazione del bambino a facilitare la familiarizzazione con gusti nuovi.

Per un genitore è importante sapere che non ci sono tappe obbligate, ma accorgimenti da seguire per trasmettere il valore positivo e piacevole del cibo e soprattutto far sentire che siamo presenti e lo amiamo.

Brochure per i genitori “W la Pappa”

Qui di seguito alcuni punti essenziali per permettere al bambino una armonica relazione col cibo:

  • Offrire al bambino alimenti salutari nella giusta varietà e consistenza;
  • non utilizzare il cibo come premio o punizione: le emozioni del genitore e del bambino sono un punto molto importante che pone le basi del rapporto con il proprio figlio;
  • strutturare modalità e tempi dei pasti in modo che il bambino acquisisca abitudini di regolarità nell’assunzione;
  • i periodi di disappetenza non sono un problema: ci sono fasi della crescita in cui è fisiologico che il bambino mangi meno, e magari cresca meno, per riprendere poi il suo appetito abituale. Se, invece, il bambino mangia troppo e chiede sempre qualcosa in più probabilmente sta considerando il cibo una consolazione;
  • adottare un atteggiamento permissivo sulle iniziative del bambino sul cibo in modo da lasciargli i suoi spazi di libertà, di piacere e di gioco, crescendo il cibo diventa il simbolo non solo del legame, ma anche del progressivo e salutare distacco;
  • molti bambini sembrano insofferenti agli aiuti: vogliono proprio mangiare da soli e si appassionano al cibo come a un nuovo gioco. E’ bene lasciarli fare: se si impediscono questi primi tentativi di autonomia, è probabile che gli passi la voglia di provare. Per un bambino giocare col cibo è il suo modo di imparare, di fare esperienza;
  • se il bambino rifiuta il pasto che gli viene offerto, i genitori non devono preoccuparsi, mostrarsi feriti, rifiutati o delusi, né preparare loro un’alternativa. Forzare il bambino a mangiare determina un effetto opposto col risultato di prolungare nel tempo difficoltà alimentari altrimenti passeggere;
  • se è naturale partecipare con piacere alla gioia del bambino quando mangia con appetito quello che abbiamo preparato per lui, dovrebbe esserlo altrettanto accondiscendere ai suoi segnali di autonomia quando rifiuta qualcosa che gli sembra cattivo, che non gli piace. In questo caso non utilizzare tv, giochi, video nel momento del pasto per distrarlo ne insistere per far finire ciò che ha nel piatto.

in collaborazione con: 
SC Igiene degli Alimenti e della Nutrizione – SianMi@ats-milano.it

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